domenica 25 luglio 2010

CHE LA DOMANDA ALLA CORTE FOSSE MAL POSTA?


La Corte Internazionale di Giustizia ha espresso il suo parere. Tutto avrebbe dovuto filare liscio e senza equivoci, ma prontamente è riemersa l'eterna divisione tra coloro che sostengono la causa di Pristina e quanti sono vicini al pensiero di Belgrado. Se si prova ad usare la logica, si potrebbe facilmente capire come il problema in merito al parere del CIG risulti quantomeno superfluo. La domanda posta dal governo serbo è stata chiarissima: "La dichiarazione di indipendenza del Kosovo è in armonia con il diritto internazionale?". Altrettanto chiara è stata la risposta dei giudici che compongono la Corte Internazionale di Giustizia (CIG): "La dichiarazione di indipendenza del Kosovo è legittima in quanto il diritto internazionale – hanno affermato - non vieta le dichiarazioni di indipendenza”
Sono certo che se Belgrado avesse chiesto alla Corte:"La provincia del Kosovo ha il diritto a secedere dalla Serbia e a diventare stato indipendente?", il CIG non si sarebbe di certo sottratto a fornire una risposta e ad argomentare in merito al quesito postole. Non è stato chiesto loro di esprimersi sulle conseguenze giuridiche della dichiarazione d'indipendenza, e non l'hanno fatto. Mi rendo conto che rispondere ad una domanda del genere avrebbe creato molte più complicanze, non soltanto alla Corte, ma anche alle potenze occidentali. La questione comunque è soltanto rimandata.
Non credo che i giudici siano stati secchioni e puntigliosi o che avrebbero dovuto "liberamente" interpretare la filosofia della Serbia sul Kosovo. Penso invece, guardandola dalla prospettiva serba, che la domanda alla Corte fosse mal posta.


sabato 24 luglio 2010

KOSOVO: MOSAICO DI COLORI E VOLTI

Il 22 luglio la Corte Internazionale di Giustizia ha espresso il parere sulla spinosa questione della legalità dell'indipendenza del Kosovo. I giudici  hanno deciso che la dichiarazione d'indipendenza del Kosovo non è illegale e, schierandosi a larga a maggioranza (10 a 4), hanno preferito attenersi ad una valutazione strettamente tecnica, lasciando che fosse l'Assemblea generale delle Nazioni Unite a dare risposte politiche. Come era prevedibile, il parere ha creato malessere da una parte e nuove aspettative dall'altra. L'intenso lavoro diplomatico della Serbia (che per l'accettazione del parere è riuscita a superare la soglia minima di 96 voti più uno dei 192 stati membri che compongono l'Assemblea delle Nazioni Unite) ha spinto molti paesi a non riconoscere il Kosovo, almeno fino a quando la CIG non si fosse espressa. Oggi, si parla di circa 35 paesi pronti a riconoscere l'indipendenza. Il parere aprirà inevitabilmente un nuovo capitolo nelle relazioni tra Belgrado e Pristina, ma soprattutto in Europa tra chi ha riconosciuto l'indipendenza del Kosovo e quanti (5 stati UE) non l'hanno fatto, nonostante le  pressioni della Comunità Europea. Un altro capitolo è stato chiuso. Un altro è pronto ad essere aperto. In mezzo, come sempre, c'è la gente comune, senza distinzione etnica alcuna, che da decenni non riesce a trovare pace.

(A tutti loro va questo mio contributo perchè i loro gesti, la loro tenacia e i loro sguardi, mi hanno reso ancora più irrequieto)

 

martedì 20 luglio 2010

INDIPENDENZA DEL KOSOVO: ARMONIA O VIOLAZIONE DEL DIRITTO INTERNAZIONALE?

“L’indipendenza del Kosovo è in armonia con il diritto internazionale?” È la domanda che la Serbia ha deciso di rivolgere all’Assemblea generale dell’Onu, per chiederne il parere della Corte Internazionale di Giustizia, principale organo giurisdizionale delle Nazioni Unite.
A giorni è atteso il pronunciamento della Corte (probabilmente nella serata del 22 luglio), un parere di notevole spessore che sarà prettamente giuridico e non politico e non avrà comunque un potere vincolante. Il lungo iter procedurale è iniziato i primi di dicembre del 2009 con l'esame da parte della Corte del dossier presentato dal governo serbo.
In attesa di conoscere le motivazioni della Corte consiglio la lettura dell'articolo e del'intervista all'ambasciatore italiano in Kosovo Michael Giffoni in merito alla sentenza della Corte Internazionale di Giustizia.



 

domenica 4 luglio 2010

RETROSCENA DIETRO LA BOMBA ESPLOSA A MITROVICA


L'ennesima protesta nel nord di Mitrovica ha lasciato a terra il morto. Non sono ancora chiare le dinamiche di quella che oggi viene definita " una misteriosa bomba" nè chi sia l'artefice, ma un dato certo e che una persona è  stata uccisa e altre undici sono rimaste ferite. Lo scopo della protesta, questa volta, era quello di esprimere tutta la contrarietà dei serbi alle decisioni del governo kosovaro, colpevole agli occhi dei manifestanti di voler aprire nel quartiere "cuscinetto" del Bosnian Mahalla un ufficio per i servizi sociali del governo centrale.  Non ci sono altri dettagli al riguardo, ma, a caldo, vorrei provare a ragionare su quei pochi elementi disponibili. Il Bosnian Mahalla è un quartiere multietnico di Mitrovica, una striscia di terra "grigia" contesa  tra serbi e albanesi. In questo limbo di terra le due principali etnie entrano in contatto, spesso fanno affari, alcune volte meno. Se si vuole misurare la tensione e gli stati febbrili delle loro relazioni nel paese, bisogna  misurare il livello di mercurio registrato nel Bosnian Mahalla. Accanto a serbi e albanesi, nel quartiere vivono montenegrini, rom, croati e bosniaci. Anche qualche gorano. Il Bosnian Mahalla è il quartiere simbolo della demarcazione territoriale. Quella serba è ben visibile. Qui, da diversi anni è stato istituito il quartiere generale del Ministero per il Kosovo e Methojia. Delle poche attività commerciali presenti una buona maggioranza sono albanesi. Non c'è traccia, invece, delle istituzioni del Kosovo. In questo quartiere di Mitrovica il governo di Pristina aveva pensato di istituire il primo ufficio del governo. Una scelta legittima e strategica del governo kosovaro che non ha tenuto in debita considerazione gli effetti che si sarebbero potuti verificare, consideratane la vischiosità del posto e la sua potenziale pericolosità. Mettere radici politico-istituzionali qui, al nord dell'Ibar, significa essere legittimati a governare anche in quella parte di Kosovo da sempre fuori il controllo albanese. Si può facilmente intuire che una proposta del genere, se attuata, farebbe crollare in un baleno i dieci anni di ferrea resistenza serba. Alla luce dei pochi elementi che ci sono, pare assurdo e illogico affermare che la mano albanese e filogovernativa abbia confezionato questa bomba. Quale beneficio ne avrebbero tratto gli albanesi? Nessuno. Alcuni distinguo bisogna farli con l'opposizione dell'enigmatico Haradinaj che sta tentando tutte le strade pur di indebolire l'acerrimo nemico, nonchè Presidente del Consiglio, Thaci. Quest'ultimo viene ripetutamente accusato dall'opposizione di aver lasciato il nord del Kosovo nelle mani dei serbi e le sue frontiere alla mercè dei trafficanti. L'istituzione di un ufficio  del governo nel nord del Kosovo sarebbe stato interpretato come un indiscusso successo di Thaci, rendendo, altresì, vane le aspettative del maggiore leader dell'opposizione. Tuttavia, una regia di Haradinaj e dei suoi uomini dientro questa bomba mi pare improbabile se si tiene conto sia delle dinamiche dell'accaduto che di un altro evento che in questi giorni sta interessando le diplomazie occidentali: l'idea di uno scambio di territori tra il Kosovo e la Serbia. Mentre le indagini stanno procedendo appare sempre più evidente che la bomba a mano sia esplosa nel mezzo dei circa mille manifestanti. Per questi motivi credo che i responsabili debbano essere ricercati da tutt'altra parte, tra quanti non sono disposti a cedere politicamente quest'ultimo baluardo serbo nel Kosovo e ne alimentano l'instabilità del paese.

sabato 3 luglio 2010

COMUNICATO DELL'SRSG SULLA BOMBA ESPLOSA A MITROVICA

Comunicato stampa del Rappresentante Speciale del Segretario Generale ONU (SRSG) Lamberto Zannier.

Non sono ancora chiare le dinamiche di quella che oggi viene definita "misteriosa bomba" nè chi sia l'artefice, ma un dato certo e che una persona è  stata uccisa e altre undici sono rimaste ferite. Lo scopo della protesta, questa volta, era quello di esprimere tutta la contrarietà dei serbi alle decisioni del governo kosovaro, colpevole agli occhi dei manifestanti di voler aprire nel quartiere "cuscinetto" del Bosnian Mahala un ufficio del governo centrale.

SRSG deeply concerned over explosion in Mitrovica yesterday, calls on all sides to remain calm and for a rapid conclusion of the police investigation.
Special Representative of the Secretary-General (SRSG) Lamberto Zannier expressed his deep concern over the violence that occurred in Mitrovica yesterday and regrettably led to the death of one person. He offered his heartfelt condolences to the family of the victim of such unjustified violence. The SRSG called on all sides to refrain from provocative statements and to remain calm as the incidents yesterday are investigated. He fully expects all competent law enforcement authorities to take urgent measures to bring the perpetrators to justice. In this context, the SRSG recalled the concern expressed by UN Secretary-General Ban Ki-moon in his latest report to the UN Security Council over the risk of tensions in northern Kosovo and his call for progress based on transparency and dialogue with local communities and all relevant stakeholders. Condemnation of extremism and a long-term commitment to peaceful dialogue is a necessary condition for all communities in Kosovo to live side by side in peace.

KOSOVO: LA VOCE DEL CONIGLIO